COMUNITA' MONTANA VALTELLINA DI SONDRIO

CENSIMENTO DEI BENI CULTURALI

SCHEDA RELATIVA AI BENI ETNOGRAFICI

Numero di scheda 3.31

A - Denominazione del bene: CAVE DELLO SCERSCEN

B - Localizzazione

B1 Comune LANZADA

B3 Località o toponimo VALLE DELLO SCERSCEN

C - Cartografia

C1 Carta tecnica regionale (scala 1:10000) n. C2D3

C1.1 Coordinate Y 5129800

C1.2 Coordinate X 1568400

C1.3 Quote s.l.m. 2143

C2 Foglio catastale n. 3

C2.1 Mappale n. 1

E - Edificazione e restauro

E1 Epoca di edificazione

E1.6 [X] dopo il 1900

Periodo Descrizione intervento

E3 [X] L' aspetto architettonico:

E3.1 [X] Presenta una sostanziale unità

F - Generalità sull'edificio nel rapporto con l'ambiente

F1 [X] Collocazione

F1.1 [X] Edificio isolato

F2 [X] Destinazione d'uso dell'edificio:

F2.1 [X] Solo abitativo

F4 [X] Uso delle risorse ambientali nelle strutture:

F4.1 [X] Massi inglobati nelle murature o fondazioni come parte integrante

F4.2 [X] Anfratti, rientranze di massi o rocce utilizzati come parti dell' edificio

I - Tecnica di edificazione

I2 Tecnica muraria

I2.7 [X] Altro: PIETRAME E MALTA

I3 Strutture murarie

I3.1 [X] Portante continua

I4 Stato di conservazione delle opere murarie:

I4.3 [X] Crepe interessanti anche la struttura muraria

L - Altri elementi architettonici

L2 [ ] Pavimenti

L2.1 [ ] Materiale:

Materiale Dove

[X] Pietra

L4 [ ] Finestre

Materiale architrave arco spalle davanzali dove

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Pietra

- blocchi non lavorati X

- muro con rabbocco X

Legno X

L4.2 [X] Finestre semplici

L4.2.1 [X] Monofora architravata

L4.5 [X] Altre informazioni sulle finestre

L6 [ ] Portale e porte

L6.1 [ ] Materiale

Materiale a.trave arco spalle soglia altro

- Blocchi non lavorati X

- Con intonaco X

- Legno X

M - Strutture sotterranee

M2 [X] Strutture sotterranee non presenti

S - Impianti tecnologici

S3 [X] Riscaldamento

S3.3 [X] Stufe

T - Riferimenti bibliografici

- Luigi De Bernardi, Valmalenco una lunga storia, Litografia Mitta, Sondrio, 1986.

Mario Gianasso (a cura di), Guida turistica della Provincia di Sondrio, Banca Popolare di Sondrio, 1979

W - Data del rilievo 07.08.99

X - Data dell' aggiornamento 30.06.00

Y - Descrizione

I primi documenti certi che informano sulla presenza dell’attività di estrazione dell’amianto in Valmalenco risalgono al XIX secolo. Nel 1807 Candida Lena Perpenti riuscì nel tentativo della filatura di campioni provenienti dalla Valmalenco. La tecnica fu perfezionata nel 1827 – 28 da Giovanni Aldini, che fabbricò carta, cartoni ed indumenti ignifughi, e successivamente, nel 1830, da Antonio Vanossi. Guglielmo Jervis, nella sua opera I tesori d’Italia, segnala che nel 1874 esistevano in provincia di Sondrio otto località ricche di amianto, di cui la maggior parte ubicate in Valmalenco. Alla fine del secolo, secondo Vincenzo Azzalini in Storia della Valtellina, erano attive cave di amianto nelle località: Girosso, Acquanera, Lagazzuolo, Sasso Nero, Cengiascio, Entova, Valbrutta e nelle valli dello Scerscen, del Giumellino e della Forcola.

Le cave di amianto in Valle dello Scerscen esistevano quindi sicuramente sul finire del XIX secolo, ma il loro maggiore sviluppo si ebbe negli anni ‘20 – ‘30.

Oltre a costituire un’impotante testimonianza storica esse hanno assunto una particolare valenza paesaggistica, come esempio di antropizzazione di un territorio posto ai limiti dell’accessibilità umana.

La Valle dello Scerscen, nota per la natura aspra ed a volte pericolosa dei luoghi, si apre ad ovest della conca di Franscia e si estende in direzione nord, stretta tra il Sasso Nero ed il Monte delle Forbici. Vi si accede partendo sia dall’Alpe Musella (scheda n. 3.17) che dall’Alpe Campascio (scheda n. 3.16), per raggiungere a 2143 metri di quota l’antica area di estrazione dell’amianto.

Dalla rientranza della roccia alla base del fianco scosceso della valle, posto alla sinistra orografica del torrente, furono ricavati vani d’abitazione, chiusi all’esterno da murature realizzate in pietrame e malta tutt’ora esistenti. All’interno di una "costruzione" più piccola, si è conservata una stufa in muratura di pietrame e malta, mentre poco più a monte su due livelli affiancati, era collocato il dormitorio, di cui si riconoscono le strutture in legno per il sostegno dei "letti" sovrapposti. E’ ancora riconoscibile un esile passaggio aereo in legno che dall’abitazione conduceva alle rocce superiori.

Sul fondovalle sono conservati i resti di un impianto di produzione di energia idroelettrica, realizzato negli anni ’40 per fornire l’illuminazione, necessaria considerata anche la scarsità di quella naturale limitata dalla morfologia del luogo. Sono riconoscibili il canale di adduzione, la vasca di carico e la costruzione contenente i resti della macchina di produzione.

Le cave furono definitivamente abbandonate negli anni ’50.

Le murature presentano segni di dissesto. Sono in attuazione interventi di consolidamento.